Diplomazia pontificia, una guerra congelata che può dire molto al mondo oggi.
Passato quasi inosservato, l’anniversario della guerra russa in Ossezia del Sud – Tskinvali ha molto da dire al mondo di oggi. L’Iraq lavora per una conferenza interfede. La Santa Sede alle Nazioni Unite sulla non proliferazione nucleare
L’invasione russa dell’Ossezia del Sud / Regione di Tsinkhavali (è la denominazione internazionalmente riconosciuta della regione georgiana) ebbe luogo nel 2008. È un conflitto congelato ed una guerra dimenticata dai media. Eppure, è un conflitto che è importante anche per capire ciò che succede oggi, con l’aggressione russa all’Ucraina. L’ambasciatore di Georgia presso la Santa Sede, Khetevane Bagrationi, sottolinea in un colloquio con ACI Stampa l’importanza di quel conflitto 14 anni dopo, che testimonia quanto sia necessario per la comunità internazionale di prendere iniziative quando aggressioni del genere hanno luogo.
Nella scorsa settimana, le Nazioni Unite hanno discusso la revisione del Trattato di Non Proliferazione Nucleare. L’Iraq, invece, si prepara ad una grande conferenza interreligiosa ad ottobre. Da segnalare, per comprendere il senso della diplomazia pontificia, l’intervista che il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, ha concesso alla rivista di geopolitica Limes.
Ossezia del Sud, 14 anni dopo
La hanno chiamata “guerra dei cinque giorni” o “guerra d’agosto”, ed è considerata la prima guerra europea del XXI secolo. L’invasione russa dell’Ossezia del Sud avvenne nell’agosto del 2008, e i suoi strascichi si vedono ancora oggi.
La Russia si mise a capo di uno schieramento separatista delle autoproclamate repubbliche di Ossezia del Sud, motivando la sua azione militare con la tutela all’autodeterminazione degli Osseti del Sud e degli abkhazi. Il conflitto fu il culmine di crescenti tensioni tra la Georgia, che aveva preso un indirizzo filo europeo, e la Russia, ed ha molte somiglianze con l’attuale conflitto in Ucraina, laddove la cosiddetta “operazione militare speciale” russa è giustificata proprio con il diritto all’autodeterminazione.
La Santa Sede ha mostrato particolare attenzione alla situazione, e nel 2018 e 2019 l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, “ministro degli Esteri” vaticano, e il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, hanno fatto visita alla Georgia, arrivando fino alla occupation line, la linea di occupazione. Nel 2021, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha accusato la Russia di violazione dei diritti umani nelle regioni separatiste occupate.
Khetevane Bagrationi, ambasciatore di Georgia presso la Santa Sede, fa il punto della situazione in una intervista con ACI Stampa. Nota che ci sono similitudini con l’attuale situazione in Ucraina, “in quanto nel 2008 la Russia ha condotto un’aggressione militare su vasta scala contro la Georgia e nel 2022 fa la stessa cosa contro l’Ucraina. Gli obiettivi della Russia in ambedue i casi sono simili e sono gli stessi, ottenere maggiore sfere di influenza. Per raggiungere tali obiettivi la Russia ignora i suoi obblighi internazionali, usa metodi di violenza”.
Aggiunge l’ambasciatore che “a seguito dell’offensiva militare della Federazione Russa contro l’Ucraina, ci troviamo in una nuova realtà politica e di sicurezza. Quindi diventa ancora più evidente l’importanza del sostegno alla Georgia da parte della comunità internazionale e la necessità di prendere le misure efficaci per la risoluzione pacifica del conflitto Russia-Georgia”.
L’ambasciatore Bagrationi non può non apprezzare la sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo del 21 gennaio 2021, sentenza – nota – che “ha attestato l’occupazione e il controllo effettivo della Federazione Russa sui territori Georgiani dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud e ha affermato la responsabilità della Russia per la violazione delle norme fondamentali delle leggi internazionali in dette regioni della Georgia.”
“Sin dall’inizio dell’aggressione militare – nota l’ambasciatore – la Russia ha commesso gravi violazioni dei diritti umani ivi compresa la pulizia etnica a seguito della quale la popolazione locale georgiana è stata costretta a lasciare le proprie abitazioni. Sono più di 500.000 persone che cercano invano e chiedono il ritorno dignitoso nelle loro terre”.
La Georgia ogni anno presenta all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite la risoluzione per ,”lo Status dei sfollati interni e dei rifugiati dall’Abkhazia, Georgia e dalla Regioni Tskhinvali/Ossezia del Sud, Georgia’’ che col tempo viene sostenuta con l’adesione di Stati sempre più numerosi.
Bagrationi mette in luce che “sono 14 anni che nella cosiddetta Ossezia del Sud, la Russia ha creato pesanti, gravi condizioni umanitarie e socio-sanitarie, impedendo anche ai cittadini rimasti sui territori occupati di recarsi nelle strutture sanitarie georgiane per le eventuali assistenze mediche. Le continue provocazioni, i ricorrenti sequestri di cittadini georgiani e le loro condanne illegali da parte del cosiddetto governo di Tskinvali, i numerosi casi di cittadini torturati e uccisi nonché l’attivo processo di occupazione strisciante, creano le condizioni di una totale insicurezza e aumenta il rischio di escalation”.
Quello in Ossezia del Sud è un conflitto congelato? L’ambasciatore nota che Papa Francesco ha “non poche volte, nei suoi discorsi di Capodanno al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede e nei suoi messaggi Urbi et Orbi, parlato dei conflitti congelati della Georgia e della regione del Caucaso meridionale. Siamo molto grati al Papa delle sue parole che servono a mantenere alta l’attenzione al livello internazionale”
Bagrationi mette in luce che “il Governo Georgiano non manca mai di ricordare alla comunità internazionale gli eventi dell’agosto 2008 e le sue gravi conseguenze, quando la Russia ha effettuato contro la Georgia un’aggressione militare su vasta scala, sempre infondata, illegale e pre-pianificata, che ha portato all’occupazione russa delle regioni indivisibili della Georgia e le loro cosiddette riconoscimento da parte della Federazione Russa come Stati indipendenti”.
È una situazione – aggiunge – “resa ancora più complessa dopo, e particolarmente importante, sullo sfondo dell’aggressione militare russa in Ucraina, che la risoluzione pacifica del conflitto Russia-Georgia sia anche al centro dell’agenda internazionale”.
I rapporti tra Georgia e Santa Sede sono ottimi, quest’anno sono stati festeggiati i 30 anni di relazioni diplomatiche, ma queste – nota l’ambasciatore Bagrationi – “sono il culmine di due mila anni di rapporti e di amicizia. In questi trent’anni si sono svolti due Visite Apostoliche, di San Giovanni-Paolo II e di Papa Francesco controccambiati da quattro visite Presidenziali e numerosi incontri bilaterali ad alto livello”.
La situazione dei territori occupati è uno dei temi di discussione. “Certamente – ricorda l’ambasciatore – nei colloqui ed incontri con i rappresentanti della Santa Sede, parliamo sempre delle situazioni sui territori occupati della Georgia, dell’annessione strisciante dei territori georgiani, della violazione da parte della Russia dei diritti umani degli abitanti di questi territori, in generale di tutto lo sviluppo degli avvenimenti sul luogo”.
E aggiunge: “In riferimento al 14° anniversario dell’aggressione militare su vasta scala della Russia contro la Georgia, durante il mio ultimo incontro con il Sottosegretario per le Relazioni con gli Stati, Monsignor Miroslaw Wachowski, abbiamo reso memoria di questa tragica data. Il mio interlocutore ha sottolineato che la Santa Sede non dimentica né questa data particolare e né altre simili. A questo proposito, ha citato una recente intervista rilasciata dal Segretario per le Relazioni con gli Stati, in cui S.E. Mons. Paul R. Gallagher osserva che la Santa Sede non ha mai riconosciuto la conquista dei territori con i metodi violenti o con l’uso della forza militare. Questa è la politica di lunga data della Santa Sede, che viene adottato nei confronti di tutti i Paesi”.
Conclude l’ambasciatore: “Nella ricorrenza di questo drammatico evento e in un periodo reso ancora più complesso al livello internazionale dalla disumana guerra condotta dalla Federazione Russa in Ucraina, in cui ogni scenario si può sviluppare, la Sede Apostolica sottolinea ancora una volta che non dimentica quello che è successo 14 anni fa in Georgia. Siamo grati alla Santa Sede per il suo costante sostegno, per il fatto che riconosce sempre la Georgia all’interno dei confini internazionalmente riconosciuti e che questa è una posizione inviolabile per la Santa Sede”.
16/08/2022