GEORGIA: Guida alle elezioni parlamentari – prima parte

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Photo: Cryptographer / Shutterstock

La guerra in corso tra Armenia e Azerbaigian ha messo in secondo piano quello che era considerato come l’appuntamento politico principale dell’autunno nel Caucaso del Sud, le elezioni parlamentari in Georgia del 31 ottobre. Il conflitto ha solo aggiunto temi di discussione a una campagna elettorale lunghissima e, come da tradizione, burrascosa. Per abitudine consolidata, non sono mancati anche episodi di violenza e colpi di scena: queste elezioni sono un appuntamento di primaria importanza per il futuro del paese.

La “notte di Gavrilov” e la nuova legge elettorale

Se bisogna indicare una data in cui si è aperta la campagna elettorale, guardare alla sera del 20 giugno 2019 non è sbagliato. Tutto ha avuto inizio in circostanze assolutamente casuali che ben esemplificano il clima bollente che caratterizza la politica georgiana. Quel giorno l’aula del parlamento di Tbilisi ospitava il ventiseiesimo forum dell’Assemblea interparlamentare sull’ortodossia, un’organizzazione che riunisce diversi paesi accomunati dalla confessione cristiana ortodossa. A presiedere l’incontro, il parlamentare russo Sergej Gavrilov che venne, per questo, invitato a sedersi al posto normalmente destinato al presidente dell’assemblea legislativa georgiana. Considerate le complesse relazioni tra Russia e Georgia, il peso simbolico del gesto bastò a scatenare la reazione rabbiosa delle opposizioni. Migliaia di georgiani si radunarono davanti al parlamento per protestare contro la presenza di un rappresentate della Duma russa in una delle istituzioni del paese, criticando Sogno Georgiano – il partito di governo – per la sua politica di distensione nei confronti di Mosca. La protesta venne repressa dalla polizia, causando il ferimento di circa 240 persone.

Le violenze delle forze dell’ordine portarono a nuove manifestazioni contro il governo che proseguirono nelle settimane successive. Per placare la situazione, Sogno Georgiano si impegnò ad anticipare l’entrata in vigore di un sistema proporzionale, prevista per il 2024, alle elezioni parlamentari del 31 ottobre, assecondando una delle richieste delle opposizioni. Dopo un lungo iter in parlamento, la nuova legge elettorale è stata infine approvata, in forma diluita, lo scorso 2 luglio.

Il sistema adottato prevede che 120 deputati su 150 dell’unica camera del parlamento siano eletti in modo proporzionale, mentre il numero di deputati eletti su base maggioritaria scende a 30. Si tratta, quindi, di un sistema misto, ma la bilancia pende decisamente più a favore del proporzionale. Non a caso, la soglia di sbarramento è scesa all’1% (contrariamente al 5% precedente) per permettere anche ai partiti più piccoli di essere rappresentati in parlamento e solo un partito avente ottenuto il 40% dei voti potrà formare un governo senza necessità di formare una coalizione.

La legge prevede anche una quota rosa minima del 25% tra i parlamentari votati su base proporzionale, il che avrà un’influenza non indifferente sulla composizione del parlamento, considerando che attualmente le donne sono solo il 9% dei deputati. I candidati votati su base maggioritaria, invece, dovranno passare attraverso un ballottaggio – a distanza di tre settimane dal primo turno – nel caso nessuno di loro abbia ottenuto il 50%+1 dei voti nella circoscrizione di riferimento nella tornata elettorale del 31 ottobre.

Virus e guerra

In concomitanza con le discussioni sulla nuova legge elettorale, sono arrivati la pandemia e l’inevitabile lockdown. L’azione tempestiva del governo ha arrestato il diffondersi del virus nel paese in primavera e, secondo l’analista Giorgi Gogsadze, spiega la crescita nei consensi di Sogno Georgiano registrata in diversi sondaggi durante l’estate.

Tuttavia, la pandemia non ha lasciato la Georgia indenne. In primo luogo, ha colpito duramente l’economia. In base ai dati della Banca mondiale, il PIL è crollato dell’11% solo nel primo quarto del 2020 per effetto dei mancati introiti legati alle rimesse degli immigrati e al turismo. Il virus e le restrizioni agli ingressi imposte dal governo hanno completamente cancellato la stagione turistica estiva andando a colpire uno dei settori in maggiore crescita negli ultimi anni e rendendo evidente che un periodo economico difficile aspetta il paese. In secondo luogo, la tanto temuta seconda ondata di contagi è arrivata in Georgia proprio alla vigilia delle elezioni parlamentari. Il governo si è impegnato a non rimandare le consultazioni visto anche il già menzionato vantaggio nei sondaggi, ma è difficile prevedere come questi fattori influenzeranno i risultati del 31 ottobre.

La guerra in corso tra Armenia e Azerbaigian contribuisce ugualmente a creare argomenti di discussione nella campagna elettorale. Senza considerare la geopolitica, Tbilisi intrattiene buone relazioni sia con Baku che con Erevan e non ha interesse a prendere posizione sul conflitto, le tensioni tra i due paesi si fanno sentire anche in Georgia. Armeni e azeri costituiscono più del 10% della popolazione del paese, un bacino elettorale da non ignorare in vista dell’appuntamento di fine mese. Non a caso il 28 settembre, Mikheil Saakashvili, ex presidente georgiano attualmente in Ucraina e, al contempo, leader del partito di opposizione Movimento Nazionale Unito, ha espresso apertamente il suo supporto all’Azerbaigian sulla questione del Nagorno-Karabakh. Secondo, Gogsadze questa presa posizione risponde al fine di guadagnare simpatia tra le minoranze azere della regione del Kvemo-Kartli, dove Saakashvili è tradizionalmente popolare al contrario che nella regione armena del Javakheti. 

Icone, monasteri e violenze

Altre questioni territoriali, per altro, hanno fatto capolino nella campagna elettorale. Ad agosto, Irma Inashvili, leader del partito Alleanza dei Patrioti, ha visitato una chiesa nella regione separatista dell’Abcasia portando in dono un’icona. Il gesto rispondeva alla strategia di catturare il consenso di coloro che auspicano una riconciliazione tra Tbilisi e Abcasia e Ossezia del Sud, le due repubbliche de facto in territorio georgiano. A conti fatti, la mossa si è rivelata un autogol, a ennesima dimostrazione di quanto sia complessa la questione. Il partito Alleanza dei Patrioti è crollata nei consensi, mentre la Chiesa Ortodossa Abcasa ha rimandato indietro l’icona, dichiarando che un dono del genere potrà essere accettato solo quando la Chiesa Ortodossa Georgiana riconoscerà l’autocefalia del patriarcato di Sukhumi.  

A poche settimane dal voto, è riemersa anche l’annosa questione della demarcazione del confine con l’Azerbaigian nei pressi del monastero di David Gareia. Due membri della commissione per definire il confine istituita nel 2006, all’epoca del governo Saakashvili, sono stati messi sotto inchiesta con l’accusa di aver ceduto a Baku territori che, invece, dovevano rimanere sotto il controllo georgiano. Secondo molti analisti, considerato il cronico problema del legame tra magistratura e potere politico in Georgia, la questione di David Gareia va nella direzione di danneggiare Saakahsvili e il suo partito. 

Con un clima politico cosi caldo, non sorprende che si siano registrati alcuni episodi di violenza tra gli esponenti dei partiti. Il 29 settembre, nella città di Marneuli, è scoppiata una rissa tra alcuni rappresentanti di Sogno Georgiano e del Movimento Nazionale Unito, con diversi feriti, tra i quali alcuni giornalisti. Nei giorni prececedenti altri incidenti si erano registrati a Bolnisi e Akhalkalaki e sempre a Marneuli. Visti gli esempi del passato, è facile prevedere altre violenze alla vigilia e nel giorno delle elezioni.

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27/10/2020

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